Palanfrè è una vera sorpresa

Posto in fondo alla Val Grande, Palanfré è una vera sorpresa.
La salita di 9 chilometri da Vernante, in Valle Vermenagna, non lascia infatti trapelare nulla dello spettacolare circo di pascoli e boschi che si apre tra la Rocca d’Orel e la cuspide del Monte Frisson.
Appagato il desiderio di orizzonti, gli occhi del visitatore vanno subito alle abitazioni della borgata: ben ristrutturate, rispettose dei volumi e delle linee tradizionali, costituiscono il compendio ideale all’insieme.
Palanfrè è in effetti un caso non comune nelle Alpi Marittime architettonicamente, ma anche dal punto di vista socio-economico.
Gli abitanti dopo essersene andati sono tornati investendo nelle loro montagne soldi e passione.

La numerosa famiglia di Giovanni Giordano, detto “il let”, mancato recentemente, nel 2000 ha scelto di non più monticare e di stabilirsi tutto l’anno ai margini del secolare bosco bandito di faggio (i tagli sin dal ‘700 sono sottoposti a una rigida regolamentazione), fondando l’azienda agricola “L’isola”.
Qui hanno allestito anche un moderno e attrezzato caseificio dove Michelino e suoi fratelli producono prelibati formaggi, latticini e una specialità unica: “la tuma choucca”, stagionata innaffiandola con la birra prodotta dal laboratorio artigianale Troll, nella bassa Valle Grande.
Anche Alberto ed Edoardo Giordano dopo una parentesi in pianura sono tornati a Palanfrè con il loro bestiame che in estate portano a pascolare tra i laghi Villazzo, Frisson e Alberghi.
Nel frattempo si sono spalancate le porte del rifugio costruito dal Parco L’Arbergh per
accogliere escursionisti e turisti e offrire un confortevole punto d’appoggio e di ristoro in questo angolo di paradiso.

Dopo un paio di gestioni, il rifugio è stato affidato ad una giovane locale.
La laurea, il lavoro in una cava locale e poi in alcuni ristoranti e pub della valle, alla fine Silvana Giordano, della famiglia dei “let” ha seguito le tracce dei fratelli e si è stabilita a
Palanfrè con il compagno.
E in primavera è nato Giovanni, il residente più piccolo e in quota della Valle Vermenagna.
All’Arbergh si sta bene, si gustano sfiziose “marende sinoire” con i formaggi di Palanfrè, salumi o pasti con prodotti locali e paste fatte in casa. Un posto ideale per partire e arrivare con lo zaino in spalle e la voglia di autenticità.

Un'escursione da non perdere

il giro dei Laghi del Vallone degli Arbergh Dalla piazzetta di Palanfré 1375 m (fontana) si sale per la strada acciottolata che passa ai piedi delle case e le supera diretta agli alpeggi.
Raggiunto il primo tornante si prosegue la camminata su una mulattiera (indicazione Laghi Arbergh) nel bosco di faggio che pianeggiante conduce al gias
Piamian. Si segue il tracciato che poco più avanti passa sul versante di destra
orografica attraversando il rio degli Arbergh; nel tratto mediano, si presenta
asciutto per buona parte dell’anno a causa della natura carsica del substrato geologico.
Il sentiero, tracciato dal Parco ex novo nella primavera del 2003 in sostituzione del vecchio, pericoloso e disastrato, sull’altro versante, guadagna quota con una successione di svolte e con un mezzacosta porta al letto del rio attraversato in precedenza. Di interesse sono alcune profonde “marmitte dei giganti” scavate dal turbinio delle acque nelle tenere rocce calcaree.
Gli abitanti di Palanfré le chiamano “le Buriere” per la similitudine con l’attrezzo usato per la produzione del burro.
Passati nuovamente sul versante di sinistra orografica si è dominati dalle parete del Monte Colombo, sito di rilevante interesse ornitologico.
Su queste falesie nidificano colonie di corvidi:
gracchi alpini e gracchi corallini. Fermarsi qualche istante ad osservare con il binocolo le acrobazie aeree di questi uccelli è l’occasione per gustarsi un vero spettacolo della natura.
L’itinerario si sviluppa poi sul fondo del vallone i cui pendii sono fittamente coperti di pino mugo, rifugio sicuro del gallo forcello.Verso quota 1750 si incontra un bivio dove occorre tenere la sinistra, seguendo le tacche bianco rosse della Gta; il sentiero attraversato il rio sale a mezzacosta consentendo la vista del piccolo Lago del Vilazzo e di ampie superfici rocciose montonate frutto dell’azione dei ghiacciai del Quaternario.
La salita si addolcisce in una conca al termine della quale, dietro una piccola soglia glaciale, si trova il Lago degli Arbergh 2036 m, regno dei camosci e
dove non è raro osservare anche gli stambecchi.
Proseguendo a destra per una traccia di sentiero si sale una china tra grossi blocchi di roccia (tacche rosse) e con un traverso panoramico con alcuni sali e scendi si giunge al Lago inferiore del Frisson 2056 m nel quale si specchia la vertiginosa parete nord-ovest del monte omonimo.
A destra dell’emissario il sentiero scende verso il fondo del Vallone congiungendosi al bivio incontrato a quota 1750 da dove si torna al punto di partenza per l’itinerario di andata.
L’itinerario ha un dislivello in salita di circa 850 metri.

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